Il progetto Wild vede la partecipazione di soli uomini che hanno dichiarato di avere una parte “wild” molto presente nella loro vita, anche nel quotidiano.
La mia volontà è stata nel ricercare quell’attitudine “selvaggia” che ci porta a proteggere la Natura e a viverla facendola diventare parte integrante del nostro essere.
Tutti gli scatti sono stati volutamente effettuati in reportage proprio per cogliere la persona (che io ho chiamato “Man” e non modello) nelle sue sfaccettature più naturali e non è stata applicata una forte post produzione alle immagini per restare fedele all’atmosfera del momento.
Ritengo che questo progetto possa rientrare nella “fotografia terapeutica” perchè sondare una parte del proprio sentire, riuscirla a tradurre in immagini e poterla esplicitare agli altri è sicuramente una componente dell’esplorazione del proprio sè. Inoltre, alla fine del set ogni “Man” ha rilasciato un’intervista alla domanda che gli ho posto “cosa significa per te wild?”
Riporto qui di seguito le parole di
ANDREA DE NAPOLI – La natura, i boschi, le montagne e i corsi d’acqua sono l’ultimo posto, l’ultimo baluardo dove puoi non servirti più del tempo che passa. Passare il mio tempo all’interno dei boschi è una medicina, è un lenitivo.
È un posto dove riesco a sentirmi protetto e stimolato, perché so che ad ogni passo che farò ci sarà una nuova piccola scoperta, un’immagine… un fotogramma… che riempirà una piccola parte di me. La mia interazione con la natura e con gli animali, soprattutto i miei, mi serve per chiudere il cerchio, per vedere come chi è più Wild di me si comporta all’interno del mondo Wild, capirlo ed imitarlo. So che ad ogni passo troverò tutto quello che mi serve per vivere e sopravvivere; il letto, il tetto, la tavola imbandita, la doccia e la tv… con la più bella programmazione che sia mai esistita! Sta in me conoscere, riconoscere, e saper utilizzare: essere un servo della natura e non asservire la natura a me.
DAVIDE LAZZARONI – Vi sono luoghi in cui dimorano le nostre anime a prescindere dagli spazi fisici che attraversiamo nel corso della nostra esistenza.
Quella dell’affinità, del sentirsi parte integrante di un ambiente, di un contesto, è una sensazione precisa, difficilmente traducibile con le parole. Quando cerco di descrivere il mio bisogno di tornare sempre nei sentieri che attraversano i boschi, accarezzando le rocce delle montagne, uso spesso il concetto di “ritornare a casa”. Credo che il paragone con uno spazio fisico che si sceglie come propria dimora sia quello che più si avvicini a quelle sensazioni : un luogo dove si ricerca e si ritrova la quiete, il ristoro; un ambiente familiare in cui ci si sente a proprio agio. È qualcosa di fisico, carne e sangue, fatto di odori, colori, sensazioni precise: cose che poco hanno a che vedere con fantasie ed astrazioni filosofiche o religiose. Un luogo che ti accoglie per quello che sei, con i tuoi punti di forza ed i tuoi limiti, i tuoi pregi e la parte più oscura della tua anima, senza l’esigenza di rispettare alcuna etichetta sociale che non sia il buonsenso ed il rispetto. Ho bisogno di vivere pienamente la mia terra soprattutto nella sua parte più viva. Un rapporto empatico.
GABRIELE MARTINUCCI – Ho fatto dell’essere animale la mia parte. Ho fatto del danzare sugli alberi la mia arte.
Cosa significa ” casa ” ? Per me casa significa un luogo dove ti senti a casa, non la semplice struttura fatta di mattoni.. Sono cresciuto nel bosco e l’ho sempre considerato e lo sento dal profondo la mia casa.
Quando sono immerso nel verde, comprendo un po quale amore esiste in questo Pianeta per la vita. Tutto punta alla vita e al suo stato di equilibrio. Il bosco, le foreste sono l’esplosione della vita e delle sue dinamiche universali, il legame inscindibile tra creature viventi ed elementi naturali, la congiunzione della morte con la vita e l’interconnessione del tutto. Il bosco mi ha fatto comprendere negli anni, un poco del Pianeta Terra.
Amo arrampicarmi sugli alberi, per me è un gioco e un ritorno al mio essere primordiale, arrampicandomi su un albero, sono legato a quell’albero stesso, a diretto contatto… Non solo è un sfida con me stesso, ma è una sensazione di felicità, la felicità di far riaffiorare senza limiti la mia parte più animalesca e selvaggia che mi fa legare ancora di più al bosco in cui cresco e gioco.